mercoledì 29 novembre 2017

Ciambella di albumi all'arancia

Questa è una ricetta "rivelazione"!
Molto simile alla ricetta che c'è qui della torta di albumi al cacao, ma molto, molto più soffice, più buona.
Certo, non è cioccolatosa, ma gente...è stupenda!

Era il 19 novembre, giorno bellissimo, giorno del compleanno della mia patatina Matilde.
E volevo fare un pranzo ma anche un dolce buono ma leggero.
E così è stato!

Una torta bella, bellissima, abbellita e ingolosita da una ganache al cioccolato bianco, ma con pochi grassi, niente colesterolo ma ugualmente buonissima.
Eh si, perchè togliere ingredienti tipici dei dolci, come possono essere i tuorli o il burro non significa togliere il sapore e la sofficità.
Anzi!


 


Ingredienti:


  • 230 gr di albumi (io compro quelli nel brick, il restante lo congelo)
  • 200 gr di zucchero
  • 400 gr di farina 0 (o farina più fecola)
  • 200 gr di acqua tiepida
  • 140 gr olio di semi
  • succo di 2 arance medie
  • 1 bustina di lievito per dolci
  • lo zest delle 2 arance
  • essenza di vaniglia
  • 300 gr di panna vegetale
  • 200 gr cioccolato bianco
  • colorante (io rosa)

Come procediamo?
Prima di tutto uniamo tutti gli ingredienti secchi e soprattutto setacciamo la farina, quindi uniamo il lievito, lo zucchero. 
Quindi uniamo l'acqua tiepida, l'olio, il succo delle arance, la buccia delle arance e l'essenza di vaniglia.

Mescolando con una frusta uniamo tutti questi ingredienti, la consistenza risulterà anche "dura" e va bene così!

Quindi montiamo gli albumi a neve ferma e piano piano, con molta delicatezza, amalgamiamo tutto, con una spatola, aggiungendo poco impasto alla volta e con un movimento che va dal basso verso l'alto e viceversa, per non smontare il composto.

Accendiamo il forno a 180 gradi e intanto imburriamo e infariniamo la teglia.
Io ho usato una teglia in silicone con un movimento particolare, ma va bene una teglia a ciambella con i bordi molto molto alti perchè durante la cottura l'impasto lievita moltissimo!

Facciamo cuocere 40/45 minuti senza aprire il forno!

Per preparare la ganache, invece, semplicemente facciamo sciogliere il cioccolato con la panna e togliete dal fuoco, quando ha raggiunto la temperatura ambiente mettiamo in frigo.
Una volta che si è raffreddata, la montiamo con fruste, anzi...semimontiamo!

E via con la decorazione!







domenica 19 novembre 2017

3 anni di te, Matilde

15 novembre.
Era la data che aspettavo da mesi, La data.
Quella importante.
Quella in cui avrei conosciuto la mia bambina.
Finalmente la avrei vista e avrei potuto guardarla e baciarla e tenerla stretta a me...



Era il 15 novembre e NIENTE.
Il 15 di novembre ho aspettato e sperato, come i giorni precedenti ovviamente.
Poi ho controllato che la valigia per l'ospedale fosse pronta ed era pronta.
Il tracciato lo avevo fatto la mattina prima e tutto era perfetto.
Allora, abbiamo fatto le cose di sempre. Era un sabato.
Arrivata la sera mi son fatta carina, per quanto possa farsi carina una balenottera spiaggiata con una pancia enorme.
Mi sono truccata e siamo usciti.
Prima nella zona della Marina, un incontro sui problemi della disoccupazione nel sud Sardegna, poi via alla festa di compleanno di un caro amico.
Abbiamo fatto tardi, abbiamo riso, mangiato, abbiamo festeggiato.
E così anche quella favolosa data è andata, addio 15 novembre.





I giorni a seguire sono stati tanto tranquilli quanto pieni di attesa.
Ormai il termine era passato quindi via alle pulizie selvagge.
Ho messo a lucido la casa e preparato biscotti.




 

Poi, martedì 18, mi sono svegliata e mi son messa a fare come sempre.
Sono andata in bagno e ho visto sangue.
Panico.
Chiamo Riccardo che è a lavoro, che si cambia e torna subito a casa.

Sangue e delle perdite di muco.
Non voglio chiamare mia mamma per non allarmarla e neanche mia suocera, perchè poi lo saprebbe il mondo.
Chiamo una amica dolce ostetrica che mi tranquillizza: Marta, sta succedendo qualcosa, forse è arrivato il momento.
Intanto, arriva Riccardo, passa la mattinata e perdo il tappo mucoso, tra un dolorino e l'altro, come se avessi il ciclo.

Non volevo andare in ospedale, era mattina e avrei aspettato tantissimo.
Perciò decidiamo di starcene a casa.
In realtà, ricordo che arrivò mia suocera e vedendo Riccardo capì che c'era qualcosa sotto ma le facemmo giurare di non dire niente a nessuno!
Doccia, sistemare il capelli, pranzo e verso le 15 ci incamminiamo verso l'ospedale.

Esito?
Sino alle 18 lì, a fare tracciati che evidenziavano leggerissime contrazioni e collo dell'utero accorciato.
"Signora, stiamo iniziando, ci vorranno tante tante ore, si faccia delle belle passeggiate e torni domani magari!"

Vabbè, andiamo a fare la spesa!
La situazione era comica.
"Prendiamo il macinato così ci facciamo gli hamburger fatti da noi? Te li faccio io amore!"
"Si, amore va benissimo, aspetta...[contrazione, momento di concentrazione] ok, passata."
"Però aspetta voglio anche i wafer, al cioccolato e nocciole"
"Certo andiamo nella cors...amore, di nuovo contrazione?"
[kjbhhbhevfbkfjvfk] Passata.
Una spesa alternativa.

Ceniamo, ci mettiamo sul divano.
Il tutto tra una contrazione e l'altra.
Ma quanto erano buoni quegli hamburger, me lo ricordo ancora!
Ad un certo punto, erano le 21.30 circa, le contrazioni si fanno più forti e più ravvicinate, ma io le sentivo giù, non pensavo fossero LE contrazioni.
Dico, ci mettiamo a letto così mi rilasso, tanto in ospedale hanno detto che ci vuole tanto tempo.

E' lì che mio maritino nerd apre la app e inizia a monitorare le contrazioni.
Era comico veramente.
Ennesima contrazione.
"Basta amore era troppo forte, dobbiamo andare in ospedale"
Ho freddissimo (è novembre ma in Sardegna non è ancora vero autunno).
Maglione addosso e in macchina.

Stavolta avvisiamo, erano le 23 passate.

1 cm di dilatazione.
Tracciato interminabile, forse di più di un'ora, non finiva mai e io soffrivo seduta su una sedia.
Visita, registrazione interminabile.
"Signora, la ricoveriamo ma solo perchè ha molto dolore perchè ad 1 cm di dilatazione solitamente non ricoveriamo neanche ma diciamo di tornare, non è travaglio attivo!"
Era l'1 passata del 19 novembre.
Mia mamma e Riccardo mandati a casa.
Io in camera di ospedale con un povero Cristo che ha dovuto sopportarmi.

Arriva Elena, mi fa coricare e mi dice di rilassarmi, che devo conservare le energie per dopo.
E se ne va.
La richiamo: "Elena ho troppo dolore, non ce la faccio, dammi qualcosa."
Elena:"Marta vediamo un po'.....hai 2 cm, è troppo presto, ci vorranno ore e tu devi respirare tra una contrazione e l'altra!"
Ok. Mi alzo, passeggio. Ancora più male.
Devo fare pipì ma non esce, com'è possibile?
Mi ricorico.
E' passata solo un'ora, sono le 2 e non ce la faccio più, urlo.

Arriva Elena, anche un po' scocciata, "Marta che succede? Ti visito."
Vedo il viso di Elena contorcersi in una espressione di stupore: "Marta, sei a 6 cm. Chiama tuo marito e digli di tornare, ma digli di non correre in macchina!"
"Andiamo in sala parto"

Ricordo bene cosa ho pensato: VEDI CHE AVEVO RAGIONEEEE???

Arriva la carrozzina, è rotta.
Prendo e cammino verso la sala parto con la OSS dietro che mi diceva di aspettare!

Entriamo e vedo all'uscio Natascia, bella e sorridente, che mi dice: "Ciao Marta, allora cosa preferisci? La sala gialla o quella rossa?"
Ho pensato in fila:
"Oddio ma che mi sta chiedendo?
Io sto soffrendo e mi fa queste domande?
Forse rossa? E' più bello il rosso?
UN CAZZO.
La più vicina è la gialla?
Gialla va benissimo."

Entro e metto le cose in chiaro: "Natascia ascolta ho seguito il corso preparto, c'eri anche tu, ho superato i 4 cm quindi ho diritto alla peridurale, ti prego subito!"
Lei pacata e tranquilla mi risponde: "Coricati Marta, ora viene la ginecologa e ti visita e decide."
Occhi al cielo.
Vedo due quasi mamme che passeggiano con una flebo mentre travagliano e chiacchierano, io soffro, soffro terribilmente, dov'è la mia analgesia?
Ginecologa, aveva dei capelli lunghi e ricci, di quei ricci stretti e un visino vispo, felice e energico.
"Marta, non sono passati neanche 10 minuti e sei a 9 cm, la tua bambina sta per nascere, niente analgesia"


Porca,mnjkdsvhkjtpo.

Va bene.
Partoriamo, velocemente.

Arriva Riccardo, che prima di entrare chiama mia madre:" Liliana, siamo in ospedale, Marta sta partorendo". Mia mamma (poi abbiamo saputo in seguito) pensava fosse un sogno e si è riaddormentata!

Spingo.
Urlo e spingo senza un attimo di tregua.
Ci metto tanto, non riuscivo a spingere in modo efficace.
Credo di aver tenuto sveglio tutto il reparto, ahimè.
Non sapevo neanche di saper gridare così.

Natascia, la ostetrica specializzanda e le due ginecologhe di turno si divertono, mi dicono: "Marta, non dirlo a nessuno che stai partorendo così velocemente alla prima figlia che ti invidiano tutti poi!"

Loro parlano, io non riesco a parlare, le guardo e penso che deve uscire.
Riccardo non parla ma è lì, vicino a me, contro ogni aspettativa e c'è nonostante le sue paure e mi basta.

Esce la testa, un altra spinta ed esce tutta.
Sono le 4.20.
Del 19 novembre 2014.
E non sento più alcun dolore.
Ed è nata.
E' nata Matilde.






Non piange subito, non so se preoccuparmi o no.
La aspirano, poi grida, scocciata e me la danno.

3,670 grammi.
52,7 cm di amore.

Ha delle guance enormi, gli occhietti allungati, una boccuccia a cuoricino ed è tra le mie braccia. 
Piango senza lacrime, sono MAMMA.






MAMMA di Matilde, l'amore della mia vita.

E rifarei tutto. 
Soffrirei ancora anche più ora, perchè lei è la gioia.


Buon 3 compleanno gioia di mamma!

martedì 14 novembre 2017

Perchè la casa è dove è il cuore..ciao casetta nostra!

Cosa resta di 5 anni e mezzo vissuti in una casa?
I ricordi.



Ho fatto "di tutto" per venderla questa casa.
Ho fatto da "agente immobiliare" (e non si arrabbino i signori agenti, ma la ho venduta io, voi non siete riusciti).
Ho accettato appuntamenti a 3 ore di distanza, con una casa da rimettere a lucido e una bambina da sistemare da una nonna.
Ho accolto per anche un ora e mezzo visitatori che mi chiedevano di lasciargli anche i mobili, per poi non sentirli più.
Mi sono arrabbiata, mi sono stancata terribilmente, ho provato speranza e ho pregato che una persona la volesse, la comprasse.
Ed è successo.

Ora la nostra casa è vuota.
C'è la mia cucina, amica e compagna di questi 5 anni, che rimarrà lì.
C'è il bagno, completo.
Col suo gres porcellanato effetto legno, con i suoi sanitari tondi tondi e con i suoi mobiletti gialli, sapientemente costruiti dal mio bravissimo zio falegname.
E poi cosa rimane?
La parete verde pisello, in camera da letto.
La parete rossa, di quel rosso senza compromessi, nel soggiorno.





Perchè lo sapete che è proprio per quella parete rossa che Matilde la chiama "la mia casetta rossa"?
E ogni volta che lo dice, mi si spezza il cuore.
E poi lo ricostruisco immediatamente, perchè non deve vedere che mi manca anche a me, terribilmente.


Le ho spiegato, con calma e pazienza, che la sua casetta rossa sarà felice con i suoi nuovi proprietari.
E che lei sarà felice in una casa nuova, molto più grande e che avrà una cameretta tutta sua.
Mi ha detto che la vuole "pink", che lei dice tutti i colori in inglese.
Ma poi si è arrabbiata da morire, ha messo le braccia conserte e mi ha detto che no, che la casetta rossa è la SUA casa e che si è offesa per quello che ho detto.

E allora niente, lascio perdere.
Aspetto con impazienza il momento in cui vedrà la sua cameretta e spero che il nostro amore e tutto quel "pink" basterà per farle dimenticare la sua casa, la sua sicurezza.



Ma la capisco, la capisco incredibilmente.
Cerco di mandar via questi pensieri.
Ma mi manca TUTTO.

In quella casa, ci siamo entrati il Primo Maggio del 2012.
Avevamo traslocato in un giorno.
Il giorno dopo avevo un mal di schiena infernale.

In quella casa, è nata la nostra famiglia.
Siamo nati NOI.

In quella casa, ho scoperto di essere incinta.
In quel bagno, una mattina di un sabato qualunque.
E ho pianto per la paura, ma quella è un altra storia.

In quella casa, ho pianto di paura, ho riso alle lacrime, ho fatto dormite incredibili (e quanto mi manca il nostro letto...), ho sperimentato, cucinato, mi sono arrabbiata, ho cullato Matilde per notti intere cantando Generale di De Gregori.

In quella casa, abbiamo portato Matilde una volta usciti dall'ospedale, dopo un ricovero di 6 giorni, di sera, e c'era un palloncino che ci aspettava da una settimana e nonni e bisnonni con una torta di mele e noci altissima e felicità negli occhi.


In quella casa, abbiamo deciso che non ci stavamo più.
Che nonostante tutto, avevamo bisogno d'altro.

Ma rimarrà sempre la nostra prima casa.
La casa dove è iniziato tutto.

La nostra casetta rossa.