I ricordi.
Ho fatto "di tutto" per venderla questa casa.
Ho fatto da "agente immobiliare" (e non si arrabbino i signori agenti, ma la ho venduta io, voi non siete riusciti).
Ho accettato appuntamenti a 3 ore di distanza, con una casa da rimettere a lucido e una bambina da sistemare da una nonna.
Ho accolto per anche un ora e mezzo visitatori che mi chiedevano di lasciargli anche i mobili, per poi non sentirli più.
Mi sono arrabbiata, mi sono stancata terribilmente, ho provato speranza e ho pregato che una persona la volesse, la comprasse.
Ed è successo.
Ora la nostra casa è vuota.
C'è la mia cucina, amica e compagna di questi 5 anni, che rimarrà lì.
C'è il bagno, completo.
Col suo gres porcellanato effetto legno, con i suoi sanitari tondi tondi e con i suoi mobiletti gialli, sapientemente costruiti dal mio bravissimo zio falegname.
E poi cosa rimane?
La parete verde pisello, in camera da letto.
La parete rossa, di quel rosso senza compromessi, nel soggiorno.
Perchè lo sapete che è proprio per quella parete rossa che Matilde la chiama "la mia casetta rossa"?
E ogni volta che lo dice, mi si spezza il cuore.
E poi lo ricostruisco immediatamente, perchè non deve vedere che mi manca anche a me, terribilmente.
Le ho spiegato, con calma e pazienza, che la sua casetta rossa sarà felice con i suoi nuovi proprietari.
E che lei sarà felice in una casa nuova, molto più grande e che avrà una cameretta tutta sua.
Mi ha detto che la vuole "pink", che lei dice tutti i colori in inglese.
Ma poi si è arrabbiata da morire, ha messo le braccia conserte e mi ha detto che no, che la casetta rossa è la SUA casa e che si è offesa per quello che ho detto.
E allora niente, lascio perdere.
Aspetto con impazienza il momento in cui vedrà la sua cameretta e spero che il nostro amore e tutto quel "pink" basterà per farle dimenticare la sua casa, la sua sicurezza.
Ma la capisco, la capisco incredibilmente.
Cerco di mandar via questi pensieri.
Ma mi manca TUTTO.
In quella casa, ci siamo entrati il Primo Maggio del 2012.
Avevamo traslocato in un giorno.
Il giorno dopo avevo un mal di schiena infernale.
In quella casa, è nata la nostra famiglia.
Siamo nati NOI.
In quella casa, ho scoperto di essere incinta.
In quel bagno, una mattina di un sabato qualunque.
E ho pianto per la paura, ma quella è un altra storia.
In quella casa, ho pianto di paura, ho riso alle lacrime, ho fatto dormite incredibili (e quanto mi manca il nostro letto...), ho sperimentato, cucinato, mi sono arrabbiata, ho cullato Matilde per notti intere cantando Generale di De Gregori.
In quella casa, abbiamo portato Matilde una volta usciti dall'ospedale, dopo un ricovero di 6 giorni, di sera, e c'era un palloncino che ci aspettava da una settimana e nonni e bisnonni con una torta di mele e noci altissima e felicità negli occhi.
In quella casa, abbiamo deciso che non ci stavamo più.
Che nonostante tutto, avevamo bisogno d'altro.
Ma rimarrà sempre la nostra prima casa.
La casa dove è iniziato tutto.
La nostra casetta rossa.
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